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LECCO, SII TE STESSA!

Discorso alla città nella Festa di  san Nicolò 2013

INTRODUZIONE

I - NEL RISCOPRIRE LE TUE RADICI CRISTIANE

luoghi di fede

  1. La pietà popolare
  2. Una fede convinta
    a - Il dono di Dio   
    b - L’intelligenza della fede
    c - La libertà umana

II - NELL’ATTUALIZZARE LA TUA CULTURA DEL FERRO

Conservare lo spirito

  1. Essere eccellenti
  2. 3 - Fare sistema

III – NEL VALORIZZARE IL TUO ESSERE CITTÀ MANZONIANA

  1. Il restauro della Villa Manzoni
  2. Il Convento di Fra Cristoforo e la Canonica di Chiuso
  3. Il valore della Provvidenza

IV – NELL’APPREZZARE LA NATURA CHE DIO TI HA DONATO

  1. Educarci ad essere custodi del creato
  2. Concepire il territorio lecchese come un complesso unitario
  3. Operare un salto di qualità nel turismo

V – NELL’ESSERE TU BUON GRANO NELL’ACCOGLIENZA

  1. 1 - La nuova generazione
  2. I nuovi poveri
    1. I disoccupati
    2. Le persone sole
    3. Gli anziani
  3. Gli immigrati

CONCLUSIONE

LECCO, SII TE STESSA !

 

INTRODUZIONE

Accogliendo l’invito di Cristo di annunciare la sua buona e lieta notizia nel mondo di oggi a partire dalla nostra città – invito attualizzato da Papa Francesco con la sua sollecitazione di andare nelle periferie e dal nostro Arcivescovo Angelo di percorrere le vie per l’incontro con l’umano – il nostro santo patrono S. Nicolò ci rivolge quest’anno un appello fondamentale e appassionato: “Lecco, sii te stessa!”.
Qualsiasi impegno nasce sempre dall’interno, dall’interiorità. Non ci si deve inventare. Dio Padre Figlio e Spirito ha impresso in ciascuno di noi, in ogni famiglia e in ogni comunità, una verità, un disegno d’amore che siamo chiamati a conoscere e a cui siamo invitati a corrispondere.
Ecco perché il nostro santo patrono S. Nicolò, quest’anno e non solo, ci esorta ad un ascolto attento alla nostra storia per decifrare le nostre originalità, per purificare le nostre adempienze e per esplicitare nel contesto attuale le nostre potenzialità. Lecco ha una sua vocazione, un’identità che si apre dinamicamente al futuro prossimo.
“LECCO, SII TE STESSA!”:

I – NEL RISCOPRIRE LE TUE RADICI CRISTIANE

Anche il nostro territorio di profonda tradizione cristiana è stato attraversato dal processo di secolarizzazione che ha avuto e ha risvolti positivi, come l’importanza del soggetto e della dignità umana, ma anche e soprattutto ha risvolti negativi, come la perdita del riferimento a Dio e l’appiattimento dei criteri morali prevalentemente sull’individualismo e sull’edonismo.
Il profondo attaccamento alla Tradizione cattolica ha ancora una grossa presa nel nostro territorio lecchese, ma sta correndo il rischio di rimanere come fenomeno convenzionale: se è sentito in certe circostanze, molto spesso le scelte concrete della vita personale e della comunità sono lontane e in contraddizione con l’Evangelo.
Questo ci deve portare ad accogliere le varie richieste di religiosità cristiana come luogo di evangelizzazione e di riscoperta di un Cristianesimo più adulto. A questo riguardo il nostro Patrono ci propone tre piste di approfondimento:
1- Sosteniamo e mettiamo a tema i luoghi di fede del nostro territorio sia cittadino sia del circondario. Lodiamo i parroci e le varie Parrocchie, come pure le Amministrazioni comunali e provinciali, che in vari modi hanno restaurato e promosso una conoscenza e una frequentazione di tali luoghi. È un raccordare la nostra fede alla tradizione e un impegnarci nella trasmissione della fede soprattutto alla nuova generazione. Il Cristianesimo è un evento che ha avuto origine in un momento preciso della storia (l’inizio dell’era cristiana!) ed è un evento presente che si attualizza in ogni epoca (il già e non ancora) e va verso la pienezza .
2 - Il ritorno del sacro sia purificato dalla pietà popolare che si apre ad una partecipazione sentita e consapevole della liturgia specialmente dell’Eucarestia con il nuovo Lezionario ambrosiano, a 50 anni dalla Costituzione Conciliare “Sacrosanctum Concilium”. La società moderna da un lato ha portato a relegare la religione nel privato e a cancellarla nell’ambito civile, dall’altro lato ad un rigurgito del sacro con il rischio del magismo e dell’occultismo. Siamo chiamati e riprendere la pietà popolare come luogo della fede del popolo di Dio. Non dobbiamo sottovalutare il bisogno del miracoloso e della corsa ai santuari mariani. È un segnale preciso in cui l’emotività e il bisogno di qualcosa di grande in una vita di sofferenze, di difficoltà e infelicità siano incanalati in una Liturgia più sentita e coinvolgente, in quanto luogo privilegiato tra l’azione di Cristo che salva e l’umanità nella chiesa.
3 - Per passare da un cristianesimo convenzionale ad uno convinto il nostro Patrono S. Nicolò ci sollecita a tenere presenti in ogni persona e comunità i tre elementi costitutivi della fede cristiana:
a - Il dono del Dio di Gesù: la salvezza di tutto l’uomo e di tutta l’umanità scaturisce dalla persona, dalla vita e dall’azione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio diventato uomo, specialmente nella sua Pasqua. Tale salvezza, preparata dalla storia del Popolo eletto, è dono gratuito e preveniente di Dio Padre, che si sperimenta nella Chiesa quale “sacramento di salvezza” al servizio del Regno suo.
b - L’intelligenza della fede: soprattutto in questa società post-moderna con il rischio del relativismo, del soggettivismo e del secolarismo è urgente approfondire le ragioni della fede, la credibilità del credere. La “nuova evangelizzazione” è opportuno che arrivi ad una catechesi che porti alla comprensione del senso e della verità della vita nuova proposta dalla fede cristiana. A questo riguardo è urgente sostenere la “lectio divina” (vedi l’insistenza magistrale del card. Carlo Maria Martini).
c - la libertà come adesione consapevole e attiva al dono della salvezza portata da Gesù Cristo nella Chiesa. L’educazione alla fede non può prescindere dall’educazione alla libertà (vedi la sottolineatura notevole sulla Comunità educante da parte del nostro arcivescovo Angelo Scola).

II - NELL’ATTUALIZZARE LA TUA CULTURA DEL FERRO

Fino agli anni ’70, quando si parlava di Lecco, subito era definita come la “città del ferro” e oltre. Tutta la vita delle persone e delle famiglie era galvanizzata dal lavorare il ferro e dal commerciare i prodotti derivati. Il “lecchese doc” era uno che lavorava il ferro, si impegnava nel volontariato nelle sue molteplici espressioni e andava in montagna.
            Non è compito di questa proposta presentare le cause che hanno portato all’abbandono di tale attività. San Nicolò primariamente ci invita ad attualizzare la cultura del ferro da parte della nostra gente nel contesto attuale. Mi sembra che ci suggerisca tre indicazioni:

1- Non cancellare tale cultura

Più che riprendere la lavorazione del ferro nella nostra città (le condizioni sono mutate ed irreversibili) è opportuno, per non dire necessario, conservare la mentalità, il tipo di approccio. Senza volerlo, anche noi Lecchesi siamo condizionati dalla mentalità corrente in cui nel mondo del lavoro si subisce l’attività lavorativa anche in una logica ripetitiva. S. Nicolò ci invita a ravvivare la tenacia e la resistenza.

2 - Mettere a frutto la peculiarità dell’essere artefici

Il “Lecchese doc” è un vero artigiano. Siamo invitati ad avere l’eccellenza nel manufatto con validi investimenti. Si è nel mercato in campo internazionale nella misura in cui ci specializziamo. L’imprenditore lecchese oggi ha un presente e un futuro se vende “eccellenze”, ingegnosità utili, senza avventurarsi in operazioni finanziarie che svuotano l’economia reale.

3 - Fare sistema

La crisi economica ci costringe a superare l’individualismo che è proprio del carattere lecchese (o più propriamente la riservatezza) che in passato in questo ambito poteva essere un pregio e che oggi deve essere superata perché si è concorrenziali se ci si mette insieme, sia per arricchimento reciproco dell’eccellenza, sia nella riduzione dei costi ottimizzando i vari servizi.

III - NEL VALORIZZARE IL TUO ESSERE CITTÀ MANZONIANA

Da sempre a memoria di uomo noi di Lecco di nascita o di adozione, sappiamo di essere città di Alessandro Manzoni. Molteplici sono le iniziative che si ispirano a questa caratteristica che fa onore alla nostra città. Portiamo avanti sempre di più tale impegno con intelligenza e creatività.
Abbiamo una grossa responsabilità sia nell’ambito culturale, sia in quello religioso. Ultimamente abbiamo avuto un’autorevole conferma da Papa Francesco che ci ha riferito la sua simpatia, per non dire affezione, ai Promessi Sposi.
Il nostro patrono san Nicolò, al riguardo, ci indica tre obiettivi:

1- Il restauro della Villa Manzoni

Tra i luoghi manzoniani dobbiamo mettere al primo posto il restauro di Villa Manzoni. Sappiamo delle difficoltà amministrative per attuare questo urgente restauro, come il “patto di stabilità” che impedisce di utilizzare risorse molto importanti. Ma noi Lecchesi, dall’animo intraprendente, siamo sollecitati a inventare e trovare le modalità atte ad iniziare e portare a termine tale restauro. Tale situazione non ci fa onore. Superiamo le varie polemiche e convergiamo le energie allo scopo prefissato, pretendendo anche in un modo deciso ciò che le Istituzioni debbono fare. Ne va di mezzo la nostra onorabilità.

2- Il Convento di fra Cristoforo e la Canonica di Chiuso

Tra i luoghi manzoniani vorremmo focalizzare anche il Convento di fra Cristoforo e la Canonica di Chiuso. Il primo perché è una tappa classica dell’Itinerario manzoniano. Stiamo vedendo di dare maggiore armonia al Chiostro togliendo alcuni elementi che disturbano la sua stessa armonia e stiamo ponendo in atto i presupposti per valorizzare le celle del Convento stesso.
Il secondo luogo è quello della Canonica di Chiuso. Dal restauro è emerso nel suo splendore l’affresco dell’incontro tra l’Innominato e Federico. Nell’impegno coordinato tra l’Associazione del Beato Serafino, il Comune e la Provincia di Lecco si sta attuando un vero “Itinerario manzoniano della Misericordia” che parte dalla Canonica di Chiuso e va verso il Santuario del Beato Serafino. Non è da dimenticare che il prete Serafino Morazzone è stato confessore di Alessandro Manzoni e nella prima stesura dei Promessi Sposi “Fermo e Lucia” lo ha definito il “buon Curato di Chiuso”.

3- “La c’è la Provvidenza”

In questo periodo di grossa crisi economica, il romanzo di Alessandro Manzoni deve ravvivare in ciascuno di noi la consapevolezza che la Provvidenza c’è e tutto concorre per il bene di coloro che amano Dio. La parola definitiva su di noi la dice il Dio di Gesù che non ci abbandona mai.
Tutto questo, però, da parte nostra deve portare da un lato ad una creatività lavorativa che abbiamo già accennato e dall’altro lato ad uno stile di sobrietà e di solidarietà intelligente che in questi anni ha avuto le forme concrete del Fondo Famiglia Lavoro istituito dall’intuizione profetica del card. Dionigi Tettamanzi, del Fondo di Solidarietà per il Lavoro nella città da rilanciare e del Fondo “Tre mele” e di fondi similari delle varie parrocchie della città per le situazioni di emergenza in collegamento con i Sevizi sociali del Comune. È da sostenere e approfondire la “Coprogettazione”.

IV – NELL’APPREZZARE LA NATURA CHE DIO TI HA DONATO

Quando uno vive in un certo ambiente o vi è nato, può correre il rischio di abituarsi alla meraviglia dell’habitat di cui è avvolto e respira. S. Nicolò, che è stato scelto dai nostri antenati anche come patrono dei naviganti, ci suggerisce di stupirci del quasi “Paradiso terrestre” che è il nostro territorio.
È vero che è cresciuta in noi una sensibilità ecologica, ma è altrettanto vero che la nostra sensibilità riguardo alla natura del nostro territorio è rivolta per lo più alla montagna. Dobbiamo prendere coscienza che il nostro territorio, pur nella sua non immensa estensione, ha quasi tutte le espressioni più complete della natura: fiume Adda, lago di Como (che purtroppo non può essere denominato “Lago di Lecco” perché da sempre è stato indicato con l’altra accezione), la città, i paesi limitrofi, le colline, le valli e le montagne. San Nicolò ci sollecita ad impegnarci su tre ambiti specifici:

  1. Educarci ad essere custodi del creato a noi assegnato

L’educazione non si improvvisa. Si comincia nella famiglia, poi nella scuola e nella comunità cristiana. Non sfruttatori, ma custodi. Sono da sostenere tutte le iniziative già presenti (Cai, Sel, Canottieri…) e favorirne di nuove soprattutto negli ambiti non ancora presi in considerazione.

2 - Favorire sempre di più il territorio lecchese come un complesso unitario

È opportuno superare le tentazioni dei campanilismi sia nell’ambito ecclesiale sia in quello civico. Ciò non significa  cancellare l’originalità delle singole Parrocchie e dei singoli Comuni. Anzi, è urgente valorizzare le varie peculiarità come ricchezze di un insieme che abbia la progettualità sia pastorale che civile più ampia. Si possono ottimizzare le risorse e avere una capacità soprattutto nel settore amministrativo di valere di più nell’ambito regionale e nazionale.
3 - Operare un salto di qualità nel turismo lecchese Certamente si riconoscono gli sforzi compiuti, ma si ha l’impressione, proprio prendendo coscienza della completezza delle risorse naturali, che non si è attuato un salto di qualità, sia come mentalità sia come prassi. Il cammino è lungo, ma è possibile soprattutto in questo momento di crisi. Il Creatore mette a disposizione risorse naturali che non portiamo a frutto pienamente. Occorre creare i presupposti per una mentalità nuova che coinvolga la maggior parte possibile della popolazione: preparare nei giovani nuovi operatori, potenziare e fare strutture adeguate, far conoscere a livello nazionale ed internazionale delle proposte che articolano iniziative che mettono insieme città, lago e montagna.

V - NELL’ESSERE TU BUON GRANO NELL’ACCOGLIENZA

S. Nicolò, nella nostra disponibilità ad essere noi stessi, ci sospinge ad una scelta preferenziale tipicamente evangelica dei più deboli della nostra comunità ecclesiale e civile.
Una comunità è tale se considera tale affermazione non in una semplice dimensione assistenziale, ma come provocazione che fa crescere lo stile veramente evangelico della nostra vita personale e comunitaria: “Quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. Le tre indicazioni, che abbiamo ricevute nella preghiera da san Nicolò, non sono esaustive, ma emblematiche del  momento storico che viviamo:

1- La nuova generazione

Anche nella nostra Lecco i giovani sono il punto debole della nostra comunità, sia perché noi adulti abbiamo prodotto una società del quanto e dell’edonismo sia perché la crisi economica colpisce soprattutto quelli che stanno per entrare nel mondo del lavoro. Superiamo il luogo comune, anche se  in parte è vero che molti dei giovani di oggi sono dei “rassegnati”, portati all’evasione (v. la diffusione tra di loro di alcool e droghe…) e “in ritardo” rispetto ai loro coetanei del passato, ma ci sono altri che sanno osare e che iniziano a regalare qualche scossone alla nostra città sostenuti da iniziative lodevolissime (v. Oratori, Polo Universitario del Politecnico, Lavoriamo alto, Lecco 100, Fondazione Carsana… ).
I giovani hanno bisogno di interagire con adulti credibili. Autentici compagni di viaggio, disposti a camminare al loro fianco nel percorso della crescita. Si tratta di una responsabilità affidata non solo ai genitori e agli insegnanti, ma a tutta la comunità civile ed ecclesiale: promuovere una vera alleanza educativa. Settemila giovani in panchina (fenomeno NET) sono per il nostro territorio una spina e una scommessa.

2- I nuovi poveri

Senza la pretesa di essere esaurienti, si possono individuare tre gruppi di  persone:
a - I disoccupati: accanto ai molti giovani che non trovano lavoro, ci sono quelli che hanno perso il lavoro, soprattutto quelli dell’età di mezzo. Il perdurare della crisi economica aumenta il numero di tali disoccupati. Il fenomeno è preoccupante anche perché chi perde il lavoro nel pieno della sua età è portato ad una crisi esistenziale grave insieme al disagio familiare. Sono da apprezzare le varie iniziative di sostegno, dagli ammortizzatori sociali alle iniziative anticrisi promesse dalla Chiesa/Caritas. Bisogna soprattutto mirare a creare le condizioni per una vera ripresa economica (ridurre la burocrazia, togliere i privilegi, incentivare le imprese… ). Sul dramma poi delle famiglie sfrattate è opportuno mettere in circolazione gli alloggi sfitti trovando modalità che armonizzano i diritti e i doveri dei proprietari e degli inquilini.
b - Le persone sole: la solitudine è la cifra più drammatica della crisi attuale, sia nelle cause (individualismo, mancanza di fiducia… ) sia negli effetti (ripiegamento su se stessi, suicidi… ) sia nei rimedi (reti, responsabilità condivise, più comunità… ). Sono da apprezzare e sostenere le iniziative civili ed ecclesiali che non lasciano sole le persone colpite dalla crisi come i Centri di ascolto Caritas, l’ azione del Celaf, della S. Vincenzo e delle Associazioni di settore.
c - Gli anziani della terza e quarta età: nella società moderna tra i vari aspetti positivi si può mettere l’allungamento della vita; purtroppo non siamo stati educati a vivere la terza e quarta età come un fatto positivo. È un processo educativo che deve mirare a saper accogliere gli aspetti positivi e quelli limitativi di ogni età: il cammino è lungo.

3- Gli immigrati

È un dato irreversibile: in un mondo globalizzato e in un’epoca del meticciato e dell’intercultura la tolleranza e l’accoglienza si confermano come un importante valore sociale. Il momento di crisi soprattutto economica attuale, però, sta portando sempre più inquietudine, insicurezza e timore nei confronti degli immigrati. Tale reazione di rifiuto viene accentuata ancora di più da fatti criminali da parte dei fratelli immigrati, maggiormente  accentuato dalla cassa di risonanza dei mass-media. 
Lo Stato italiano, gli Stati europei e quelli extraeuropei di comune concerto devono regolamentare e articolare i vari flussi bloccando i trafficanti e favorendo i requisiti di residenza nei rispettivi territori. La società civile e la comunità cristiana (in primis) sono sollecitate a mettere in atto una serie di modalità che favoriscono l’accoglienza, il dialogo reciproco, il riconoscimento dell’identità propria ed altrui e il rispetto, nella nostra situazione concreta, della nostra città e delle sue tradizioni in quanto ospitanti dei fratelli immigrati.
Riconosciamo l’azione significativa al riguardo dell’assistenza comunale e provinciale e delle nostre parrocchie specialmente con l’azione della Caritas ambrosiana nelle sue molteplici espressioni. Apprezziamo e incoraggiamo tutte le iniziative che favoriscono la conoscenza delle varie culture (v. Les Cultures, Casa don Guanella, Casa sul Pozzo, Centro Culturale San Nicolò, Centro Culturale Alessandro Manzoni… ). Da lì può crescere sempre più una città multietnica e multiculturale valorizzando nello stesso tempo la nostra “lecchesità”.

CONCLUSIONE

Non spaventiamoci delle sfide che il Signore Gesù ci sollecita, insieme a Maria Madonna del Rosario e a san Nicolò, ad affrontare in questo momento storico. Sappiamo che il tempo presente nella sua successione cronologica è carico della sua Grazia (Kairós!) e che la crisi attuale nelle sue molteplici espressioni non è un evento negativo, ma può e deve essere un preludio di un nuovo equilibrio.
                Le varie contraddizioni, fragilità, insicurezze, individualismi e ingiustizie possono essere il travaglio di un’era nuova. Nella complessità ed enormità dei vari fenomeni cominciamo nel nostro piccolo a porre gesti nuovi con la forza dello Spirito di Cristo: come tante piccole gocce formano un lago, così tanti piccoli gesti di bontà, intelligenti e responsabilizzanti, formano una umanità nuova anche nella nostra Lecco così da corrispondere al Regno di Dio già iniziato che si compirà nella pienezza dei tempi.
            Contemplando in Basilica la statua restaurata di S. Nicolò, che verrà collocata nel nostro lago, ho percepito dal nostro Patrono una domanda a cui siamo chiamati a dare una risposta: “Perché non dedicate nel mese di Gennaio prossimo all’ascolto e all’integrazione dei progetti sociali presenti a Lecco?”. La comunità cristiana (sacerdoti, consigli pastorali, oratori… ) ascolti, conosca e coordini le varie espressioni cittadine in tema di emergenza abitativa e lavorativa, di aiuti economici ed alimentari, di immigrazione, di giovani e futuro con l’indicazione del nostro Arcivescovo sulla “Pluriformità nell’unità”.

mons. Franco Cecchin
 prevosto di Lecco

Lecco, 01 dicembre 2013