LA SCOMMESSA EDUCATIVA
PREMESSE
1 - La grave crisi economica attuale mette in evidenza tra i vari aspetti importanti quello riguardante il fatto che tale situazione ha alla radice una crisi morale e culturale. Siamo di fronte non solo ad un periodo congiunturale, ma anche ad uno di trapasso culturale.
2 - La questione per eccellenza oggi è quella antropologica, cioè quella della visione dell’uomo. Il nodo dell’epoca postmoderna, soprattutto del mondo occidentale, è quello dell’educazione non tanto come galateo, ma come formazione.
3 - Tale esposizione non ha lo scopo di esaurire tutta la problematica educativa, ma di indicare alcuni elementi che inquadrano, sia pur sinteticamente, l’evoluzione degli approcci educativi e il loro possibile sviluppo.
I - LE TRE EPOCHE EDUCATIVE
Sempre nella storia dell’umanità la problematica educativa è stata messa a tema implicitamente ed esplicitamente. A noi interessa presentare le tre epoche educative che sono più vicine al nostro retroterra culturale:
1 - Epoca medioevale
Con l’influsso del Cristianesimo la realtà dell’umanità è percepita come inserita nella storia della salvezza. L’uomo e la donna sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. Di fronte al rifiuto dei primi uomini, Dio rilancia il suo piano di amore con l’Antica Alleanza (i dieci comandamenti) e la Nuova Alleanza (comandamento nuovo). In questa epoca domina l’oggettività con il rischio dell’oggettivismo (formalismo!). A livello culturale e politico si accentua la teocrazia (Sacro romano impero…) con il pericolo effettivo dell’invadenza religiosa sulla realtà secolare non tenendo sempre presente l’indicazione del Signore Gesù: “Date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio”.
2 - Epoca rinascimentale
Siamo nel Quattrocento e si ha l’impressione che la mente dell’uomo abbia una straordinaria possibilità. L’uomo si rende conto che il riferimento ossessivo a Dio non gli permette di manifestare la propria grandezza. Dalla fede in Dio si passa alla fede nell’uomo. Viene evidenziato il soggetto con il rischio del soggettivismo (egocentrismo, autoreferenzialità). Nel Seicento si assiste al diffondersi dell’interesse per la fisica, la matematica, l’astronomia e la biologia. Nell’Ottocento si affermano le scienze del comportamento, tra le quali la psicologia e la sociologia.
3- Epoca moderna
La terza epoca inizia con il Novecento ed è caratterizzata dall’incertezza e dal dubbio. La fede nell’uomo viene meno. È l’epoca del grande smarrimento e dell’inconscio. Si ha la percezione da un lato della debolezza umana (è una forza che tende a diminuire fino all’impotenza), dall’altro lato della fragilità (che non è legata all’età, ma alle condizioni esistenziali dell’uomo fino alla morte).
II - EDUCAZIONE FRAGILE
1 - Educazione autoritaria e permissivista
Uno dei modelli educativi è quello autoritario: educare significa sottomettere. Tale educazione imperativa tende a riportare i figli alle regole del padre, sia dentro il rapporto familiare, sia dentro l’insieme sociale. Molteplici sono le reazioni e i comportamenti: maleducazione, trasgressione, contrapposizione, immaturità, rabbia, violenza. L’altro modello educativo è quello permissivo. Quando educare significa lasciar fare tutto, si ha l’abbandono educativo. Educare significa fare così e il contrario di così.
2 - Educazione confusa e folle
La società moderna e postmoderna ha raggiunto traguardi impensabili a livello di scienza e di tecnologia, ma fondando il suo principio sulla soggettività con il rischio del soggettivismo ha frantumato tutto il mondo umano. È una società senza famiglia. I riferimenti educativi, soprattutto quelli parentali, si sono dissolti. I principi etici sono stati svuotati. L’educazione si realizza con la presenza dominante del denaro: uno vale non perché è, ma perché ha. Il fenomeno del consumismo ha svuotato la differenza tra l’essenziale e l’inutile. È l’epoca dell’ ”usa e getta”. Anche il mondo dei sentimenti è mutevole e cangiante secondo le emozioni del momento. L’essere belli non è dettato da canoni di armonia, ma dall’apparenza e dai canoni estetici dominanti. La sessualità diventa essa stessa un comportamento consumistico con la dominante edonistica. Internet favorisce un’interazione con il mondo intero con una molteplicità di informazioni, ma non fornisce sapienza: esso è in grado di dare emozioni, ma non di stabilire legami con le caratteristiche di sentimenti duraturi.
3 - Educazione esistenziale e fragile
Nell’educazione esistenziale è importante tener presenti tre fattori: quello biologico, legato alle caratteristiche fisiche e cerebrali di ciascuno di noi; quello dell’esperienza, collegata dalla storia personale, costituita dagli incontri e dai legami; quello dell’ambiente nel senso di ambiente relazionale, cioè la comunità di appartenenza fino alla società nel suo insieme. Sono da considerare, poi, tre fasi comportamentali: l’ascolto, la costituzione di un legame affettivo e la guida all’azione. È opportuno tener presente nel processo educativo da un lato la dialettica dinamica tra l’Io attuale (la condizione in cui ognuno si trova nel presente) e l’Io ideale (la rappresentazione di come si vorrebbe essere), dall’altro lato il passaggio dalla logica dell’Io con il tarlo dell’invidia/gelosia all’affermazione del noi (l’impegno a costruire il benessere del Noi porta come conseguenza un Io gratificato). Evidentemente la dimensione del “Noi” ha varie gradazioni a centri concentrici con effetti positivi e negativi: chiesa locale e chiesa universale, società locale (Comune, provincie, regioni, nazioni….) e società globali (Europa e il mondo intero).
Altro elemento determinante di questo modello educativo è la fragilità. Essa non è da confondere con la debolezza che è una condizione in cui la forza diminuisce fino all’impotenza. La fragilità è legata alle condizioni esistenziali dell’essere umano, ai limiti di tutta la sua storia compresa la morte. La coscienza della nostra grandezza è allo stesso tempo coscienza dei nostri limiti.
Dall’umanesimo di fragilità è soltanto possibile un’educazione della fragilità. Questa conclusione è il risultato logico di una visione immanentistica dell’essere umano. L’uomo è solo immanenza o è anche trascendenza? Ed ecco la terza parte della nostra esposizione riguardante “l’educazione possibile” come risposta a questa domanda.
III - EDUCAZIONE POSSIBILE
1 - Rapporto corretto tra oggettività e soggettività
Educare significa “tirar fuori” la verità profonda di ogni essere umano (“Sii te stesso”) e accompagnarlo nell’avventura della vera maturità.
L’educatore e l’educando sono soggetti che interagiscono sapendo che educare significa crescere insieme. Si educa educandoci. È importante nella dinamica educativa tenere presente che c’è una realtà oggettiva e c’è una realtà soggettiva e queste due realtà si rapportano armonicamente nella persona e nella comunità. Il mondo è costituito dalla natura e dalle persone umane, dall’ “Io” e dal “noi”. Una vera educazione non può prescindere da questi elementi fondamentali: l’ “io” e il “noi”. L’ “io” deriva sempre da un “noi” e si realizza in una relazione.
2 - Armonia dialettica
Siamo chiamati a percepirci: esseri unici ed irrepetibili, sollecitati a vivere con qualcuno nelle sue varie articolazioni e chiamati a vivere per qualcuno/a, per gli altri. Nella dinamica della crescita è importante tener presente lo sviluppo delle motivazioni del nostro agire: il piacere (“Faccio una cosa perché mi piace, non faccio una cosa perché non mi piace…”), il dovere (“Compio un’azione perché la devo fare”…) e il valore (“Agisco perché è bello, è vero, è buono, è giusto…perché amo”). In queste dinamiche, specialmente nella specificità sessuale, tener presenti le due spinte fondamentali: eros (impulso amoroso) ed agape (amore di donazione). Lo svuotamento dell’amore è porneia (amore mercificato). Il modello educativo dell’autorevolezza vive di un rapporto armonico tra autorità e libertà con lo scopo di aiutare l’educando a porre scelte ed azioni di valori avendo davanti obiettivi di crescita.
3 - Umanesimo cristiano
È un dato di fatto che l’umanità non è unidimensionale, ma una realtà articolata: uomo, donna, sposi, genitori, figli, amici e fratelli. La visione cristiana non è alienante e limitante. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza: “Maschio e femmina li creò…Siate fecondi e moltiplicatevi…L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Genesi 1-2). Di fronte al rifiuto dei primi uomini e il nostro rifiuto, Dio Padre non ci abbandona e nella pienezza dei tempi manda sulla terra suo Figlio: diventa uomo, con la sua morte in croce ci libera dal peccato e apre la nostra vita umana alla figliolanza divina. Con il dono dello Spirito Santo siamo chiamati a vivere da figli di Dio nella nostra condizione umana. Dio è nostro Padre e gli altri sono nostri fratelli: una vita nuova e una comunità nuova da vivere nella comunità cristiana e nella società.
Il nostro modello di crescita: è il Figlio di Dio fatto uomo. L’obiettivo dell’educazione è crescere nella statura perfetta del Cristo. Attuando il comandamento nuovo “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Giovanni 13, 34) si sperimenta la libertà dei figli di Dio.
Vivere il tempo non è ciclico (un ripetersi su se stesso) e nemmeno un procedere verso il nulla, ma è un andare verso il traguardo: viviamo il “già” e il “non ancora”. Siamo già figli di Dio, ma il compimento avverrà alla fine dei tempi. Il traguardo dell’esistenza umana è vita eterna con la risurrezione, la Gerusalemme celeste e “cieli e terra nuova”. La salvezza portata da Gesù Cristo è un dono da accogliere nella consapevolezza, nella libertà e nell’amore.
mons. Franco Cecchin
Prevosto di Lecco
Lecco, 10 0ttobre 2014 |