TUTTI PAZZI PER LE STELLE
Un popolo di santi, di navigatori e di... credenti nelle stelle. L'uomo è arrivato a progettare la vita in formato fotocopia e gli italiani del terzo millennio credono ancora che il loro futuro sia scritto negli astri.
Lo conferma un'indagine della Doxa che ha sondato gli italiani sulla loro credenza nell’astrologia e nelle due discipline affini, la cartomanzia (lettura delle carte) e la chiromanzia (lettura della mano), constatando che l'area della credenza si è addirittura ampliata.
Un italiano su tre è convinto che gli astri influenzino il destino degli uomini, mentre uno su cinque ne ammette comunque una qualche influenza. Ma quello che colpisce di più è che tre quarti degli italiani (percentuale che sale a quattro quinti tra le donne) seguono gli oroscopi almeno "qualche volta o raramente" e il 25% dichiara di seguirli "tutti i giorni o più volte alla settimana".
Intendiamoci: dare un'occhiata all'oroscopo può anche essere un'abitudine del tutto innocua. Un po' come leggere le frasi dei baci Perugina. Ma quello che preoccupa è che il fatturato di maghi e cartomanti è in costante aumento e capita sempre più spesso che le persone più indifese cadano vittima di imbonitori televisivi privi di ogni scrupolo.
È per questo che la Chiesa mette in guardia da tali pratiche. È come ha dichiarato il beato Giovanni Paolo II in un discorso memorabile: "Gesù ci esorta a non investigare inutilmente su ciò che è riservato a Dio, ma a utilizzare il tempo che ciascuno ha a disposizione, - il presente -, operando con amore filiale per la diffusione del Vangelo in ogni angolo del pianeta".
All'esortazione profonda del grande Papa, aggiungiamo alcune considerazioni immediate per scoraggiare l'utilizzo di queste pratiche. Basta poco, infatti, per rendersi conto del bluff: prendete, ad esempio, l'oroscopo della stesso giorno in diversi giornali o riviste e constatate che non concordano quasi su niente. Il segreto di tanto successo è l'uso di previsioni generiche (tanto poi ci pensa chi ascolta a dar loro significati precisi) e nel fornire ritratti contrapposti in modo che la gente si possa riconoscere in un aspetto piuttosto che in un altro.
Un segreto vecchio come il mondo. Del resto la Sibilla rispondeva a chi la interpellava: "Ibi redibis non morieris in bello" (Andrai tornerai non morirai in guerra) che significa una cosa e il suo esatto opposto a seconda del verbo al quale si colleghi il "non". E vi assicuro che ci azzeccava sempre.
mons. Franco Cecchin
prevosto di Lecco
Lecco, 25 marzo ‘12
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