LECCO, NON DIMENTICARTI DI DIO!
Discorso alla città
2 dicembre 2012
San Nicolò, nostro Patrono, mi è apparso in sogno pochi giorni prima della sua festa e, vedendo la mia difficoltà nel preparare il discorso annuale alla città mi ha raccontato questo apologo che vi riferisco fedelmente. Un racconto, il suo, che è cominciato con una domanda: «”Non ti sei accorto di quello che sta succedendo nella nostra città?”. È un po’ di tempo che stanno accadendo dei fatti strani.
I bambini dimenticano di fare i compiti; i grandi non ricordano di togliersi le scarpe prima di andare a dormire; non ci si saluta più. Le porte della chiesa rimangono chiuse. Le campane non suonano più il richiamo alla preghiera. Qualche lunedì fa, però, un maestro domandò ai suoi alunni: “Perché ieri non siete venuti a scuola?” Risposero gli scolari: “Ma ieri era domenica e alla domenica non c’è scuola”. Il maestro chiese: “Perché?”. Gli alunni non seppero rispondere.
Si avvicina il Natale. E qualcuno si chiede: “Perché in questo periodo suonano dolci melodie musicali?”. “Perché sull’albero ci sono le candele?”. Nessuno lo sa… La nostra città - ci dice il nostro Patrono - si fa sempre più grigia e triste. La gente diventa ogni giorno più egoista e litigiosa. Molti ripetono: “Abbiamo l’impressione di aver dimenticato qualcosa!”. Finché l’altro giorno soffiava un forte vento sui tetti, così forte da smuovere le campane della Basilica e da far suonare la campana più grossa.
Improvvisamente la gente si fermò e guardò in alto. E una donna esclamò per tutti: “Ecco che cosa abbiamo dimenticato: Dio!”». E io aggiungo: la nostra fede in Gesù Cristo si è indebolita. Abbiamo smarrito i punti di riferimento. Si sono cancellati i criteri etici validi per tutti. Togliendo il cielo dalla nostra terra, ogni realtà ha perso la sua consistenza: tutto è fragile, insicuro ed incerto.
Viviamo in una situazione di crisi non solo economica, ma anche esistenziale. Si è persa la gioia del vivere. Si è persa - ci dice il nostro Patrono e nel mio piccolo lo ribadisco - la speranza, che è quella virtù che dà forza al nostro credere e al nostro amare. Nel nostro mondo (e anche un po’ nella nostra città) c’è una furia diabolica di contrapposizione, di aggressione e di spirale perversa al massacro. E come ha detto Benedetto XVI c’è una “desertificazione spirituale”, che coinvolge un po’ tutti.
Come uscirne? La risposta che stiamo per dare non è semplicistica, ma vuole andare alla radice della nostra esistenza. Non basta prendere atto della situazione grave che stiamo vivendo e nemmeno trovare soluzioni superficiali, è necessario andare alla radice profonda. San Nicolò ci rivolge un invito pressante: Lecco, non dimenticarti di Dio! Ritorna da Gesù Cristo con più consapevolezza e responsabilità. La tua fede da convenzionale diventi convinta e coerente.
L’ora che stiamo vivendo può essere - ed è un paradosso affermarlo - una grazia, perché il momento di crisi può essere il luogo privilegiato di una riscoperta di una fede più viva nei confronti del Signore Gesù. Il nostro modo di vivere è troppo individualistico, egocentrico e autoreferenziale. La nostra società, pur avendo grandi potenzialità, è egoista. Siamo passati da una concezione della realtà oggettiva, con il rischio dell’oggettivismo e del formalismo, ad una concezione soggettiva con il rischio del soggettivismo e dell’egocentrismo (v. i frutti della disonestà, della corruzione,della disuguaglianza, dello spreco…).
Non c’è via di uscita, non c’è salvezza se non percorriamo effettivamente e concretamente la via indicata da Gesù Cristo. Occorre seguire Lui, e seguire Lui significa donare noi stessi, spendere la nostra vita per gli altri avendo di mira il Bene comune. Gesù ci chiede di passare da una cultura centrata su noi stessi ad una cultura decentrata sull’altro. Per cultura intendiamo non tanto un insieme di nozioni, ma un insieme di valori, di sensibilità di un popolo e di una società in cui viviamo, respiriamo e agiamo.
Gesù è Signore della vita e dà la possibilità di risorgere perché Lui come Figlio di Dio, diventato uomo, ha donato se stesso, ha trasformato la sua vita in dono e assumendo la nostra morte l’ha vinta. Gesù è luce del mondo non solo per noi cristiani, ma anche per tutti i popoli della terra. La salvezza di Cristo è universale.
Il nostro Patrono san Nicolò ci pone delle domande precise: «Come Chiesa di Lecco, in che modo annunciate Gesù Cristo luce del mondo alla nostra popolazione, smarrita, insicura, a volte indifferente e delusa? Come riuscite ad intercettare il disagio e il bisogno di autenticità della gente oggi? Come favorite la ricerca umana sul senso della vita perché si apra all’incontro con Gesù Cristo?».
Le domande che San Nicolò ci rivolge non sono retoriche, ma essenziali. Ne va della nostra vocazione di cristiani. Si tratta di una fedeltà al Signore Gesù e alla nostra gente. In ogni epoca storica Gesù Cristo ci sollecita a leggere i “segni dei tempi” e tirarne le conseguenze. D’altra parte la risposta a queste domande non è semplice, soprattutto in questo periodo in cui la Chiesa sta vivendo un momento difficile, anche per i vari scandali e debolezze al suo interno.
È necessario che la Comunità cristiana acquisisca un atteggiamento di riconoscimento dei propri peccati, di penitenza, di conversione, di riparazione e di accoglienza della novità di Cristo. Solo allora saremo credibili nella nostra testimonianza: una testimonianza che abbia le caratteristiche della coerenza, della serenità, della perseveranza e della possibilità - come dice il nostro arcivescovo Angelo card. Scola - della “vita buona” secondo il Vangelo. Il nostro stile di vita, infatti, faciliterà ogni uomo e ogni donna ad incontrare Gesù Cristo.
Come il nostro Maestro, accogliamo le persone nel loro vissuto, nei loro bisogni, nelle loro debolezze e nelle loro speranze. Non dimentichiamo - ce lo dice chiaramente il nostro Patrono San Nicolò - che nel cuore di ogni persona, anche di quella apparentemente non interessata al fatto religioso, c’è la nostalgia di Dio e c’è il bisogno di Lui. Affidiamoci alla misericordia di Dio e crediamo alla capacità di bene presente in ogni lecchese.
A questo riguardo il nostro Patrono si complimenta per il “Fondo di solidarietà per dare lavoro a Lecco”, che abbiamo iniziato, e ci dice di sostenerlo. Come ci incoraggia a concretizzare l’appello dell’anno scorso “Famiglia adotta un’altra famiglia” con il “Fondo delle tre mele”, proposto recentemente alla Comunità Pastorale “Madonna del Rosario”, per sostenere le numerose famiglie bisognose. E da ultimo ci invita ad essere più creativi nell’attuare dei “Luoghi di incontro non solo ecclesiali per i giovani”, tenendoli così lontani da luoghi alienanti e vuoti.
Al termine del sogno illuminante, S. Nicolò mi ha detto di benedire a nome suo tutta la città con i suoi abitanti e di comunicarvi che Lui ci sostiene nella scoperta sempre nuova del Dio vicino. In fine ho concluso che proprio il giorno della sua festa liturgica - il 6 dicembre – apriremo il “Rifugio notturno Caritas”, che durerà fino al 15 marzo prossimo.
mons. Franco Cecchin
Prevosto di Lecco
Lecco, 2 dicembre 2012
|