EDUCARE LE DIVERSITÀ PER COSTRUIRE L’IDENTITÀ
Certamente il dialogo tra persone di etnie, di culture e di religioni diverse è più difficile oggi che in passato, soprattutto per la grave crisi economica che coinvolge tutti e porta ad essere meno accoglienti. Siamo, però, convinti che sia opportuno una riflessione culturale di fondo. I problemi si risolvono non solo con degli interventi immediati, ma anche col favorire una mentalità nuova che guardi in avanti con consapevolezza e responsabilità.
I flussi migratori, che continuano a interessare la gran parte dei Paesi del mondo occidentale e tra di essi l'Italia, invocano un'attenta considerazione anche da parte della riflessione pedagogica. Non è sufficiente, infatti, accostare le problematiche suscitate da tale fenomeno irreversibile soltanto con i criteri di regolamentazione politico ed economica, che sono importantissimi e non eludibili.
È necessario anche interrogarsi sull’incidenza che possono avere tali fenomeni immigratori nel versante dell'integrazione umana, nel quale sia viva l'attenzione verso la diversità personale, culturale, valoriale. Questa diversità, infatti, anche se la sensibilità corrente sembra non percepirla, è un dato che appartiene al nostro essere. La diversità è caratteristica fondamentale dell'esistenza soggettiva, alla quale proprio essa permette di attribuire le note peculiari dell'unicità, originalità, irripetibilità personale.
Si aggiunga che la nostra identità, per potersi attuare compiutamente, esige l'incontro, il confronto e il dialogo con l'altrui diversità personale. La piena realizzazione dell'Io è reso possibile soltanto dalle relazioni intrecciate con il Tu.
Da ciò scaturisce che la relazione interpersonale poggia sulla diversità e l'unione intrecciata tra l'Io e il Tu è sempre da rendere funzionale all'esaltazione delle reciproche differenze. L’uomo non può crescere aspirando a diventare specchio di altri specchi.
Suo compito esistenziale primario è concorrere alla propria affermazione originale, mentre promuove l'altrui unicità. Tutto questo sta a significare che l'educazione alla convivenza sociale, nella molteplicità delle culture e delle appartenenze, esige sopra ogni cosa la riscoperta educativa della diversità della singola persona.
L'ideale dell'educazione interculturale non è appiattimento né annullamento delle particolarità: è esaltazione dell'unicità, originalità, irripetibilità personale. Tutto questo sollecita a ricercare vie inedite di comunione interpersonale, idonee a promuovere l'unità nella diversità, l'intesa dialogica nella pluralità delle voci.
Negli spazi educativi, specialmente in quello scolastico e oratoriano, è indispensabile evitare i pericoli dell'isolamento per favorire una educazione alla convivenza sociale che garantisca a tutti la conquista di una nuova cittadinanza. In riferimento a ciò, un peso di rilievo assume la capacità di mettere in dialogo tra loro le varie culture e sensibilità per una conoscenza e un apprezzamento reciproco. Lecco, in questo, come in altri campi può anticipare i tempi: vedi il polo universitario.
Sarà l'amicizia "spontanea" dei nostri ragazzi e dei giovani con quelli degli immigrati e viceversa che porterà a poco a poco a far interagire le varie famiglie e a far superare i pregiudizi e ad apprezzare le diversità come risorsa. La nostra comunità cristiana insieme alla società civile può fare molto per favorire questo processo di integrazione.
mons. Franco Cecchin
prevosto di Lecco
Lecco, 6 marzo ’12
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