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CRISI DELLA POLITICA ED INDIGNAZIONE COSTRUTTIVA

Benedetta crisi: tra i pochi aspetti positivi, essa ha messo in evidenza la disonestà dilagante nel nostro paese. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo. Il clientelismo ha coinvolto un po’ tutti. L’evasione fiscale è fenomeno quasi generalizzato in tutta la popolazione.

L’uso per fini personali dei mezzi della comunità avuti in dotazione per finalità di servizio non è più un’eccezione. L’assenteismo sui posti di lavoro e il riconoscimento di fittizie invalidità da parte di compiacenti commissioni sono diventati quasi un costume.

Il difetto di moralità pubblica è nel nostro Paese una malattia cronica che, subito dopo la stagione di tangentopoli, aveva dato segni di remissione, ma che successivamente si è ripresentata in tutta la sua gravità, fino ad esplodere in una serie di scandali nei vari partiti.

Un deprimente scenario provocato da quel “familismo amorale” per il quale gli interessi del parente, dell’amico e del gruppo vengono prima delle più elementari esigenze di giustizia. Un deplorevole costume diffuso anche in ambiti diversi da quello del ceto politico: dallo sport alle professioni, dalle attività economiche al mondo degli affari.

La proliferazione di abusi e di corruzioni è un fenomeno molto grave non solo per i pesanti danni che provoca alla collettività, ma anche perché dà motivo all’antipolitica: un rimedio peggiore del male che può recare alla nostra democrazia.

Ed ecco scendere in campo i professionisti dell’accusa facile ed indiscriminata, che si fermano alla denuncia fine a se stessa, senza impegnarsi nel compito rivolto a cercare le cause che generano i comportamenti denunciati e senza quasi mai porsi il problema di cosa occorrerebbe fare per superare gli andazzi e gli abusi.

A questo riguardo la Chiesa e noi cittadini cristiani siamo sollecitati ad interrogarci sulle nostre responsabilità e a riconoscere i nostri peccati per mettere in atto un processo di rinnovamento come fedeltà al Signore Gesù e al vero bene del nostro Paese.

La comunità cristiana è chiamata sempre di più ad essere luogo di discernimento dei segni dei tempi, specialmente per i cristiani laici impegnati in politica, attuando le indicazioni del Concilio Vaticano II.

È urgente verificare da una parte le varie proposte di formazione all’impegno politico per una maggiore efficacia, dall’altra l’opportunità o meno di un coordinamento dei cattolici in un partito o in più partiti.

Infine è impellente approfondire itinerari educativi permanenti per far crescere in ogni battezzato la coscienza e la responsabilità verso il Bene comune: dal Vangelo scaturisce la “vita buona” per la società.

 

mons. Franco Cecchin, prevosto di Lecco
Lecco, 13 maggio 2012