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QUESTA CRISI NON È INELUTTABILE

PREMESSA

  • Il primo passo da fare per comprendere che cosa sta accadendo in questa crisi economica è prendere coscienza che la situazione è grave e che quindi dobbiamo attrezzarci come Italia e come Europa per affrontare questa fase cruciale ma non ineluttabile per l’economia e non solo.

 

  • Tre sono gli elementi per proporre una diagnosi e una possibile terapia:
  • Demografia: l’Italia, più degli altri paesi europei, ha abbassato il rapporto tra popolazione attiva e quella in pensione. La famiglia non riesce più a svolgere le sue funzioni di accudimento.
  • Debito pubblico: la speculazione colpisce l’Italia per l’enorme debito pubblico che rende indispensabile la sottoscrizione periodica dei titoli di stato, pena il default. Debito pubblico che esprime anche stili di vita sbagliati  e insostenibili, soprattutto per le nuove generazioni.
  • Europa: l’assenza in Europa di un vero progetto politico sull’euro. Senza un nuovo patto politico, una costituzione europea e istituzioni forti, l’euro non reggerà molto.
  • Da qui tre parti della nostra riflessione:

 

RILANCIO DELLA FIDUCIA

  • La terapia che tutti propongono è il rilancio della crescita economica. Tale crescita richiede molti ingredienti, tutti coessenziali: investimenti pubblici (istruzione, ricerca…), creatività, innovazione e, soprattutto, entusiasmo e passione dei cittadini. Oggi in Italia mancano certamente le risorse per crescere, ma ancor più entusiasmo e desiderio di vita.

 

  • La soluzione alla crisi economica si trova fuori della sfera economica: si trova nella vita civile, nei desideri e nelle passioni della gente. Non si va a lavorare tutte le mattine per ridurre il debito pubblico, ma per realizzare progetti, sogni.
  • Per questo c’è bisogno di un progetto collettivo grande, la forza dei simboli. Direi anche di una sorta di giubileo, una stagione di perdono reciproco, di riconciliazione e di pace e di guardare in avanti insieme. Tutto questo è possibile se si superano le diseguaglianze macroscopiche.

 

ALLEANZA TRA FINANZA, ECONOMIA E POLITICA

  • In questo ultimo periodo il timone del sistema economico è passato nelle mani della finanza speculativa producendo i disastri attuali: non è più l’economia reale che conduce la vita della gente, ma quella finanziaria.

 

  • Questa speculazione ha messo in crisi alcuni pilastri del liberalismo, tra cui la capacità di mercato che assicura la crescita economica.

      Per almeno tre ragioni:

  • La prima ha a che fare col tipo di ricchezza che si crea con le speculazioni finanziarie. La regola aurea del mercato “normale” è il mutuo vantaggio dei soggetti che scambiano. Nella finanza speculativa molto spesso la regola è il “gioco a somma zero” come il potere.
  • In molta finanza speculativa, poi, c’è la logica delle scommesse: alcuni giocatori (grandi fondi) scommettono sull’esito delle partite (valore futuro dei titoli) e poi giocano in modo che le loro previsioni (scommesse) si avverino.
  • La terza ragione ha direttamente a che fare con la disuguaglianza. Il capitalismo turbo-finanziario produce alta disuguaglianza, perché paga meno i lavoratori di media abilità, mentre strapaga quei pochi.
  • Lo strumento per riequilibrare i rapporti economici non può essere l’elemosina, ma un sistema fiscale. È urgente operare un’effettiva alleanza tra finanza, economia e politica. La politica deve riprendere in tutti i suoi livelli il suo ruolo specifico che è quello di mirare al Bene comune.

 

SISTEMA PLANETARIO

  • Siamo di fronte alla più grave crisi del sistema capitalistico, una crisi iniziata nell’autunno del 2008 e ancora in pieno svolgimento e non terminerà se non si fanno scelte coraggiose e di ampio respiro.
  • Il crollo dell’autunno del 2008 ha messo in evidenza che non è più possibile separare l’economia reale dalla finanza, perché nell’era della globalizzazione, l’economia reale è anche finanziaria, e una crisi nei mercati finanziari è immediatamente anche crisi reale (occupazione, Pil), e viceversa.
  • Riusciremo a venir fuori da questa crisi epocale solo se sapremo guardare assieme e in maniera sistematica finanza, economia e politica, in un’ottica globale ma molto attenta alle dimensioni regionali (vedi Grecia).

 

CONCLUSIONE

  • Non dimentichiamo alcuni elementi di questa grave crisi:
  • L’ipertrofia della finanza si stringe in un abbraccio mortale con l’esorbitante debito privato e pubblico, dell’economia mondiale economicamente avanzata.
  • Il problema di questa crisi è l’eccessivo indebitamento privato (2008) e pubblico (ora), dovuto ai grandi salvataggi di banche e ai finanziamenti di costosissime guerre. Se non riduciamo l’indebitamento medio dell’Occidente da questa crisi non usciremo mai.
  • Si parla, in questo periodo, di crescita, ma non bisogna dimenticare che in questi ultimi vent’anni l’economia capitalistica è cresciuta già troppo con gravi conseguenze ambientali ed etiche.
  • Ci si cura seriamente da questa grave crisi cambiando stile di vita: abbiamo un tenore di vita superiore alle nostre risorse. Riscopriamo la sobrietà, la solidarietà e la creatività.

Questa crisi sarà una “felix culpa” se ci porterà ad una economia di mercato oltre il capitalismo iper-finanziario attuale. Dietro a questa crisi non sono in gioco soltanto le sorti dei mercati finanziari e dei detentori di titoli, ma la qualità dell’economia di mercato dei prossimi decenni, e quindi della libertà, dei diritti e della democrazia, perché non si fa una buona società senza economia e finanza, ma con una buona economia e una buona finanza.

mons. Franco Cecchin
prevosto di Lecco

Lecco, 8 settembre 2012