UN CONFRONTO FRANCO TRA ADULTI E GIOVANI
In questi giorni, avendo avuto parecchi riscontri positivi sulla riflessione, che ho proposto su “L’arte dell’educare”, mi sembra opportuno approfondire la problematica - senza la pretesa di essere esauriente - con il mettere a tema il confronto franco tra adulti e giovani.
Si parla molto dei giovani, spesso definendoli come un mondo a parte, distaccato da quello degli adulti che in parte rifiutano; ma molto meno se si analizzano i motivi di tale fenomeno, gli elementi esterni, sociali, che influiscono sul comportamento dei giovani ma anche degli adulti che vivono loro accanto, sono gli stessi.
Siamo diventati società sterile, una società che sposta sempre più avanti l'inserimento effettivo dei giovani. Sarà per questo che guardiamo con sentimenti tanto opposti i giovani. Li coccoliamo e li temiamo. Vincoliamo il loro futuro ma li proteggiamo e li tratteniamo in famiglia sempre più a lungo.
Siamo noi adulti a porre ostacoli, a non permettere ai giovani di esprimersi pienamente, a frustrare le loro aspettative, obbligandoli a vivere una vita fatta di precarietà, nel lavoro come nelle altre prestazioni sociali. O, meglio, è la globalizzazione che impone le sue leggi e, togliendo ogni tipo di tutela, lascia le nuove generazioni scoperte di quelle tutele che un tempo hanno dato certezze e marcato le identità di noi adulti.
I giovani sono ormai il paradigma della flessibilità e della precarietà. Abituati a pensare e a praticare il lavoro (quel pochissimo che diamo a loro come possibilità di vivere) per mille segmenti, per mille piccole esperienze, per lo più instabili, preparati da un percorso formativo anch'esso ormai a frammenti, e soprattutto indefinito. Flessibili per necessità e per identità, i giovani sono oggi destinati a percorrere una "terra di nessuno" che noi adulti non abbiamo dovuto percorrere.
Anticipatori di un modo che si può definire "originale" di stare nella società post-moderna, i giovani sono cosi come sospesi in un limbo dove il passato fatica a essere identificato e il futuro fatica a emergere, anche solo come prospettiva. Mali che, prima che della condizione giovanile, sono della società contemporanea e nei giovani evidenziano tutta la loro portata.
Se questa presentazione, pur nella semplificazione estrema, corrisponde alla realtà della nostra situazione generazionale, ci chiediamo se c'è una strada di soluzione. Certamente non possiamo cambiare l'orientamento globale del mondo attuale, ma possiamo mettere le basi per un confronto vero e per un dialogo pure sincero tra adulti e giovani. I limiti, che percepiamo, devono diventare reali risorse.
È in questo nuovo spazio sociale che le generazioni hanno possibilità reale di scambio, possono essere una compagnia dell'altra in un cammino verso nuovi orizzonti di senso, dove la generazione che ha preceduto pone la sua esperienza in aiuto, senza bloccare, lo stimolo della ricerca autonoma del giovane.
L'assenza di forti valori condivisi nella società odierna fa sì che la famiglia di origine costituisca l'unico orizzonte di senso all'interno del quale ricercare le coordinate per le proprie scelte di vita. Noi adulti dobbiamo avere più coraggio nel ricuperare la nostra missione educativa e i giovani avere la franchezza di un confronto dialettico con noi. Ci si educa educandoci reciprocamente.
mons. Franco Cecchin
Prevosto di Lecco
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