L’ARTE DELL’EDUCARE
Mi accorgo sempre di più, a contatto con la nuova generazione, che i nostri ragazzi non hanno bisogno solo di cibi, di vestiti, di medicine e di inserimento sociale, ma anche e soprattutto di verità e di significati che rendono la vita bella e degna di essere vissuta.
Senza presunzione ma nella discrezione di chi vuole bene, vorrei mettere a tema il valore dell'educazione in famiglia. E un invito delicato ai genitori a riscoprire «l'arte di educare», divenuta sempre più difficile in una società ricca di risorse materiali pur nella crisi economica, ma povera di verità e di ideali condivisi. Occorre far sentire ai propri figli che sono amati e apprezzati, perché possano sviluppare in se stessi la fiducia di fondo verso la realtà, la riconoscenza, la gratitudine, la gioia di essere immersi nell'amore del Padre celeste.
Aiutiamoli a passare dall'amore ricevuto all'amore donato, a sperimentare che è bello fare il bene, pregare, essere onesti, sinceri, giusti, generosi, umili, sobri, casti, laboriosi, coraggiosi, pacifici. Sappiamo dire sì o no al momento giusto e di comune accordo tra noi. Dedichiamo a loro del tempo, sapendo che stare con i propri figli non è mai perdere tempo.
Motiviamo i divieti; correggiamo cercando di persuadere. Siamo sufficientemente liberi nei confronti dei propri figli dal punto di vista affettivo, per poterli servire e aiutare meglio, senza subirne i ricatti e senza asfissiarli con eccessive premure. Evitiamo l'autoritarismo, che crea i ribelli e i pusillanimi, e il permissivismo, che crea i deboli e gli egoisti.
Ma la prima forma di educazione è l'esempio di vita: i ragazzi sono recettivi; assimilano tutto ciò che l'ambiente offre; continuamente guardano, esplorano, toccano, lavorano, fantasticano. Vogliono essere come gli adulti, specialmente come i genitori. Se noi favoriamo un clima di gioia serena, sono tranquilli e contenti. Se siamo instabili e ansiosi, sono inquieti. Se amiamo, imparano ad amare. Se siamo litigiosi, sono irascibili. Se siamo sinceri, dicono la verità. Se siamo bugiardi, dicono le bugie. Se preghiamo, pregano con voi. Se diciamo parolacce e altro, imparano parolacce e altro.
Anche l'educazione cristiana dei ragazzi quindi passa essenzialmente attraverso la famiglia. Se da piccoli non avranno sviluppato il senso religioso, da grandi matureranno con maggiore difficoltà una ricerca e un'adesione consapevole di fede. Come portare avanti questo compito? Cerchiamo di comunicare la fede cristiana e i grandi valori etici, offrendo prima di tutto noi stessi come modello concreto di vita riuscita. Proponiamo i grandi ideali incarnati in persone piene di fascino, specialmente in Gesù e nei santi. Senza dimenticare la collaborazione con la comunità cristiana e la partecipazione di tutta la famiglia alla vita della chiesa.
«L'arte di educare» è da sviluppare continuamente, in modo particolare quando i nostri ragazzi crescono, passando dall'infanzia all'adolescenza e dall'adolescenza alla giovinezza. E necessario affrontare questo momento difficile e importante senza rinunciare all'accompagnamento educativo. Se i figli escono di casa, bisogna aiutarli a uscire senza che si perdano. Rispettare le loro idee e le loro scelte senza discuterle genera estraneità reciproca. È preferibile il contrasto: i figli hanno bisogno anche dell'opposizione dei genitori, che può confermarli nei valori ricevuti durante l'infanzia e ora messi in discussione dalle proposte provenienti dalla società. Chi ha ben seminato prima o poi (molto spesso, dopo parecchio tempo!) raccoglie.
mons. Franco Cecchin
Lecco, 2 febbraio 2011
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