Javascript DHTML Drop Down Menu

     

   
 

ANDIAMO ALLA RADICE DELLA CRISI ATTUALE

 

Sono molti i tentativi che si stanno mettendo in atto per affrontare la crisi attuale. Abbiamo, però, la convinzione che tali interventi siano insufficienti perché non si va alla radice di tale situazione grave che coinvolge tutti.

La crisi, che sta devastando la nostra società, è complessa: essa non è solo economica, ma politica, morale e culturale. Nel processo della globalizzazione,la bolla finanziaria ha messo in evidenza non solo l’arretratezza dell’economia italiana, ma soprattutto la non validità del modello di vita del nostro mondo occidentale.

Ogni sfera della vita umana non può dipendere unicamente dalla “razionalità economica”, dominata dall’individualismo esasperato. Non si è dato peso al lavoro in quanto tale, inteso come elemento fondamentale dell’identità e della cittadinanza.      

Si è cambiato lo “statuto antropologico”: l’uomo al servizio dell’economia, l’uomo oggetto e non soggetto; l’uomo consumatore e non lavoratore. La crisi attuale manifesta un gigantesco fallimento del modello non solo collettivistico, ma anche quello neocapitalistico.

Siamo sollecitati a porci la domanda-chiave: qual è il tipo di uomo verso cui vogliamo orientarci alla ricerca del bene di tutti i membri della comunità e quindi del bene di tutti e di ciascuno? 

Contro la crisi attuale siamo sollecitati ad un profondo mutamento della cultura prevalente: passare da una mentalità individualista ad una che metta al centro la persona umana in una ricerca effettiva del “Bene comune”, tenendo presente i principi della giustizia, della condivisione e della solidarietà, da tradurre progressivamente e tenacemente nella realtà spazio-temporale.

In questa ottica siamo chiamati a dare il meglio in tre ambiti precisi: il rilancio della democrazia, l’importanza della sussidiarietà e l’impegno educativo. L’intera società è sollecitata alla costruzione del Bene comune con una democrazia che parta dal basso con una partecipazione responsabile e attiva: conoscenza, coscienza e corresponsabilità.

L’impegno civico, che è la forma esigente della carità, si traduce nel corretto rapporto tra istituzioni e società civile. Il principio di “sussidiarietà”, se è attuato, favorisce l’armonia tra i vari ambiti e competenze.

L’impegno educativo non è da considerare come ultimo per ogni cittadino (e quindi per ogni cristiano): è urgente mettere in atto i presupposti per un vero “addestramento”, soprattutto per le nuove generazioni (anche se la formazione è un fattore permanente per ogni persona!), al senso della responsabilità personale e sociale. Si tratta di formare ad una vita civile consapevole e responsabile.

I discepoli di Gesù hanno un motivo in più per essere testimoni credibili e gioiosi di colui che ha donato la vita per tutti noi, per attuare già fin d’ora una “vita buona”.

mons. Franco Cecchin
prevosto di Lecco

Lecco, 15 aprile 2012