A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
PREMESSE
- Il Concilio Vaticano II è un evento epocale, la cui portata non si è ancora esaurita. Esso si presenta come un evento singolare, un “unicum” nella storia della Chiesa: non ha inteso come i Concili precedenti affermare verità di fede o condannare eresie, ma ridire l’identità cristiana all’interno del contesto storico e culturale dell’umanità globalizzata.
- Il “balzo in avanti” compiuto dal Vaticano II parte proprio da una nuova visione di Chiesa: non più “società perfetta”, ma comunità aperta, “popolo di Dio in cammino”, segno e strumento dell’unione con Dio e dell’umanità di tutto il genere umano (cfr. Lumen Gentium 13).
- Più che verificare i singoli contenuti dei singoli decreti, è importante vedere in che misura la Chiesa ha assimilato ed esprime oggi l’identità cristiana, rinnovata sia nella sua comprensione, sia nei rapporti con le diverse componenti ecclesiali tra di loro e con il mondo. Il “balzo in avanti” del Vaticano II deve essere maggiormente compreso e attuato. Ed ecco le tre parti della nostra riflessione:
II - AGGIORNAMENTO TEOLOGICO
L’”aggiornamento” (o ridefinizione) dell’identità cristiana, compiuta dal Vaticano II, è frutto di alcune fondamentali acquisizioni teologiche che hanno alla base il primato della Parola (non dimentichiamo che il documento più importante del Vaticano II non è la Costituzione dogmatica “Lumen Gentium” e nemmeno quella pastorale “Gaudium et spes”, ma quella dogmatica “Dei Verbum”!).
- Dalla “ecclesiologia societaria” alla “ecclesiologia di comunione”. Il Concilio non nega affatto che il divino Fondatore abbia voluto la Chiesa come istituzione visibile, ma mette in luce che l’istituzione è subordinata al mistero di comunione degli uomini tra di loro e con Dio. “La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (Lumen Gentium 1). La priorità va alla comunione e non all’istituzione.
- Dalla concezione atemporale e statica della verità rivelata al riconoscimento della dimensione storica della salvezza. La fedeltà nella trasmissione delle verità rivelate che compongono il “Depositum fidei” non va intesa in un modo statico, ma dinamico: esige, cioè, che si tenga conto dell’evoluzione nella conoscenza delle verità rivelate, grazie al divenire delle situazioni storiche e culturali in forza del mistero dell’Incarnazione e della dinamica umana.
- Dalla concezione strumentale e confessionale delle realtà terrestri alla riscoperta della loro autonomia e laicità. La promozione umana e la salvezza evangelica sono realtà distinte, ma non estranee l’una all’altra: non dualismo, ma integrazione e complementarietà. Il Concilio ha ripensato in modo nuovo il rapporto tra fede e storia, tra Chiesa e mondo.
II - RIFORMA INTERNA
È urgente portare a compimento la riforma interna alla Chiesa, derivata dalle acquisizioni teologiche del Vaticano II specialmente in tre ambiti:
- “Spirito collegiale “nel rapporto tra gerarchia e le altre componenti ecclesiali. Il superamento di ogni forma di “clericalismo” sia da parte della gerarchia sia da parte di alcuni laici: nella Chiesa non vi sono cristiani di serie A (il clero) e di serie B (i laici), ma “comune è la dignità dei membri per la rigenerazione di Cristo, comune la grazia dei figli, comune la vocazione alla perfezione”. La gerarchia non è al di sopra, ma all’interno del popolo di Dio: l’autorità nella Chiesa non è burocrazia o amministrazione, ma è “servizio e testimonianza”. Lo “spirito collegiale” rende fecondo il rapporto dialettico tra obbedienza e profezia, tra istituzione e carismi. L’obbedienza non esclude, ma postula il “dialogo intra-ecclesiale” e lo “spirito collegiale”.
- Rivalutazione del ruolo proprio dei fedeli laici e della laicità.
In una Chiesa “popolo di Dio”, i fedeli laici non sono più minorenni, né “preti mancati”, né delegati dal clero, ma ricevono direttamente da Cristo, nel Battesimo e nella Confermazione, la missione unica, propria di tutto il popolo di Dio, partecipando dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo. I fedeli laici, nel loro impegno temporale, godono di una legittima autonomia. Alla luce della sapienza cristiana e di un’attenzione alla dottrina del Magistero, per il cristiano il pluralismo delle scelte temporali, anche di quelle politiche, è legittimo e normale, perché la mediazione culturale e storica è sempre necessaria per passare dai principi alle scelte operative, che sono laiche e tali devono rimanere: una medesima fede può condurre a impegni diversi.
- La formazione dei fedeli ad una fede adulta. Per portare a compimento la riforma voluta dal Concilio, si impone un impegno formativo profondo sul piano della maturazione della fede. Essa troverà il suo alimento soprattutto nella riforma liturgica e nella pratica della “lectio divina”. Nello stesso tempo tale formazione esige una adeguata preparazione teologica: una teologia non prevalentemente apologetica, ma impegnata a rendere le verità rivelate più comprensibili e assimilabili dalla cultura contemporanea, prendendo atto che nel corso dei secoli la conoscenza della verità cristiana è venuta crescendo anche attraverso il confronto con le diverse culture e con il progredire della storia.
III - RINNOVAMENTO PASTORALE
Occorre portare avanti lo spirito del Vaticano II nella pastorale specialmente in tre ambiti:
1- La nuova evangelizzazione. La Chiesa di oggi è sollecitata a prendere atto del processo di secolarizzazione e della scristianizzazione della società odierna. Essa non deve chiudersi in se stessa in un atteggiamento difensivo e nemmeno aprirsi al mondo in un atteggiamento di conquista, ma è sollecitata dallo Spirito di Cristo ad una nuova evangelizzazione, tenendo presente la sua missione di essere ad un tempo “maestra” e “madre”. L’uomo post-moderno ha bisogno di essere accolto, ascoltato e aiutato ad aprirsi alla novità liberante del Signore Gesù.
2- Dialogo ecumenico e interreligioso. La vera spiritualità ecumenica è un cammino di conversione a Gesù Cristo non nella logica dell’ecclesiocentrismo cattolico, ma dell’ascolto, del dialogo, della valorizzazione delle varie originalità delle singole confessioni cristiane, associandoci alla preghiera di Cristo al Padre “Fa’ che siano una cosa sola…”. Il dialogo con le varie tradizioni religiose non deve portare né al sincretismo, né al fondamentalismo, ma al rispetto reciproco nell’impegno comune alla giustizia, alla pace e alla salvaguardia del creato. In tale impegno di testimonianza credibile, gioiosa e perseverante, può scaturire l’interrogativo nell’altro sulla novità cristiana.
3- Rapporto Chiesa e mondo.
- Sappiamo che lo schema 13, Gaudium et spes, è il documento del Vaticano II che esprime correttamente il rapporto tra Chiesa e società civile: autonomia, complementarietà, sussidiarietà. Si tratta di approfondire tenendo presente la frase di Gesù: “Date a Cesare quello che è di Cesare, date a Dio quello che è di Dio”.
- I problemi della giustizia, della pace e della salvaguardia sono gli obiettivi comuni da raggiungere. La crisi economica attuale nella sua dimensione locale e globale, mostra i segni evidenti di una crisi morale e culturale (cioè, di significato di vita). L’economia finanziaria/virtuale non deve essere preminente sulla economia reale: la politica è latitante. Tutti dobbiamo impegnarci per il Bene comune, avendo un’attenzione sugli stili di vita, sulla diminuzione delle spese, sull’eliminazione dei privilegi, sul sostegno della ripresa con uno sguardo speciale alla nuova generazione.
- È urgente una riflessione a tutto tondo mirando ad un consenso comune sui criteri etici sulle nuove tecnologie riguardante specialmente la medicina e la vita umana. La scienza e la tecnica siano al servizio della dignità della persona umana.
CONCLUSIONI
- A 50 anni dall’inizio del Vaticano II, il mondo è cambiato e si va globalizzando nel bene e nel male. Tante sfide hanno solo mutato il volto: l’ateismo non è più quello “scientifico” marxiano, ma è quello pratico dell’individualismo dominante; l’umanità non è più divisa dal muro di Berlino, ma dal muro della povertà e della fame, dell’egoismo e del razzismo; la minaccia della guerra atomica ha lasciato il posto a quella del terrorismo internazionale.
- Altre sfide, invece, sono nuove: il relativismo etico, seguito alla caduta delle ideologie e alla crisi di valori; i flussi migratori crescenti e inarrestabili; la crisi economica generale che emargina soprattutto gli indifesi e i deboli.
- Nello stesso tempo, però, altri “segni dei tempi” annunciano un domani migliore se teniamo presente sia a livello ecclesiale che civile tre parole da riempire nei contenuti e nella prassi:
- Comunione: il Signore Gesù chiama i discepoli a vivere la “Comunione” nella Responsabilità e Collaborazione con lo stile della Sinodalità.
- Formazione: per ogni uomo e ogni donna, per il clero e per i laici fedeli, è da mettere davanti a tutto la “formazione permanente”. La scommessa dell’oggi per il futuro si vince nella misura in cui si ha un’anima e si è preparati.
- Bene comune: sia nella Chiesa sia nella società si deve mirare al “Bene comune”, nella logica della giustizia e della carità, della donazione e del servizio, della condivisione e del gratuito.
mons. Franco Cecchin
prevosto di Lecco
Lecco, 11 ottobre 2012
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